In vino veritas: le connotazioni filosofiche del vino sono antiche, ma quante aziende vinicole contemporanee possono vantare tra i loro fondatori un professore di filosofia in carne e ossa? Cataldi Madonna può.
Situato ai piedi dell’Appennino, vicino alla vetta più alta della catena – il Gran Sasso – e al suo ultimo ghiacciaio, il più meridionale d’Europa, questo è un vigneto in un contesto geografico davvero straordinario.
Giulia Cataldi Madonna è una viticoltrice di quarta generazione, che segue le orme del padre, il professor Luigi Cataldi Madonna, a cui è subentrata nel 2019. Ci racconta: «Anche il mio bisnonno si chiamava Luigi. Non aveva macchine per imbottigliare, e vendeva il vino sfuso. Fu mio nonno a produrre la prima bottiglia nel 1975, e da allora c’è stata una costante evoluzione verso una maggiore qualità. Quello che ci accomuna, in ogni generazione, è che abbiamo sempre avuto anche altri lavori, altri interessi. Il mio ad esempio era ed è l’agricoltura in generale».
Non a caso, è proprio sotto la guida di Giulia che Cataldi Madonna ha intrapreso il percorso verso la conversione certificata all’agricoltura biologica. Mi spiega Giulia: «Questo è un territorio speciale e fragile. A maggior ragione dobbiamo assicurarci di prendercene cura al meglio. Il nostro lavoro è sempre stato condotto nel rispetto della terra, ma dal 2014 abbiamo iniziato l’iter procedurale per certificarlo».
Partenza e ritorno
Le sfide della viticoltura qui sono particolarmente evidenti, a partire dal declino della produzione che ha avuto luogo nel corso del XX secolo. Come spiega Giulia: «All’inizio del Novecento la provincia montana dell’Aquila aveva più ettari di vigneto di qualsiasi altra provincia abruzzese. Da allora, però, c’è stata una costante migrazione verso il mare per una serie di motivi. L’introduzione dei trattori ha reso l’agricoltura molto più facile, almeno nei terreni più pianeggianti. Al contempo, le montagne hanno perso parte del loro fascino. Inoltre, tutte le principali vie di comunicazione si trovano in riva al mare e le temperature più elevate offrono rese maggiori. Qui a Cataldi Madonna, la nostra vendemmia è ancora interamente manuale».

Il fulgido esempio di Cataldi Madonna ha però costituito una grande attrattiva per altri vignaioli intrepidi. Commenta Giulia: «Siamo la cantina più antica di Ofena e per molto tempo siamo stati gli unici. Ma siamo felici che altri riconoscano il valore di questa terra e vi investano. I nostri vicini, Inalto (anch’essi presenti nella guida Slow Wine 2023, ndr.), stanno ricevendo a loro volta un meritato riconoscimento per il loro lavoro e noi accogliamo a braccia aperte tutti coloro che hanno avuto il coraggio di provare a vivere della terra».
Il clima che cambia
Vivere di terra, naturalmente, è sempre più difficile a causa della crisi climatica. «Quest’anno è stato molto caldo ma, a differenza di molti altri viticoltori, il nostro problema quest’anno non è stato la siccità. Abbiamo avuto forse troppe piogge. Mentre gran parte dell’Europa soffriva per la prolungata mancanza di pioggia, noi faticavamo a trovare il tempo per vendemmiare tra una pioggia e l’altra. Questo ha influito anche sulla maturazione delle uve. Di solito raccogliamo prima il pecorino, poi il trebbiano, cioè le varietà bianche. Per ultimo, ci dedichiamo al montepulciano, dopo una pausa di qualche giorno. Ma quest’anno abbiamo finito per raccogliere il trebbiano dopo il montepulciano, perché la pioggia costante e la conseguente mancanza di sole hanno ritardato la maturazione».

Anche il ghiacciaio simbolo che sovrasta i vigneti di Cataldi Madonna, il Calderone, sicuramente tra gli elementi geografici più iconici della regione, sta soffrendo il caldo. La sua scomparsa è spesso paventata. Dice Giulia: «È l’unico ghiacciaio rimasto sull’Appennino, ma nella comunità scientifica c’è chi sostiene che potrebbe aver già perso il diritto di essere definito un vero ghiacciaio, che potrebbe essere semplicemente un nevaio. Altri, invece, sono più ottimisti sulla sua sopravvivenza. Tuttavia, una cosa di cui possiamo essere certi è che la sua superficie si è ridotta enormemente negli ultimi decenni».
La spinta a migliorare
In tempi come questi, ambizioni e progetti futuri sono una vera e propria necessità. E a Cataldi Madonna non mancano né le une né gli altri. Mi racconta Giulia: «Abbiamo appena fatto uscire un nuovo vino, messo in vendita per la prima volta il 26 ottobre di quest’anno: si chiama Girovago. L’abbiamo chiamato così perché l’intenzione è quella di farlo vagare, di anno in anno, tra tutte le nostre parcelle di montepulciano. Selezioneremo i grappoli migliori di ogni annata per produrlo, quindi avrà una disponibilità limitata, ma siamo entusiasti perché ci avvicinerà ancora di più alla terra e alle vigne. In generale, per quanto pensiamo che i nostri vini siano buoni, non siamo mai soddisfatti. Possiamo sempre migliorare, e questa costante ricerca di miglioramento è un vero e proprio motore».

Ma non è tutto. «Quello che ci piacerebbe davvero fare è ricostruire la cantina. La struttura in cui lavoriamo ci sembra troppo piccola, soprattutto considerato quanto vino produciamo oggi rispetto ai tempi di mio nonno. Abbiamo troppi contenitori, troppe attrezzature. Questa sarà la nostra terza cantina che abbiamo. La prima era ricavata in una vecchia stalla, perché mio nonno teneva anche delle mucche. È un progetto enorme e ci vorrà tempo, ma è importante per il nostro futuro e inizieremo nel 2023».
Cataldi Madonna
- 30 ettari – 230.000 bottiglie
- fertilizzanti: letame
- fitofarmaci: rame, zolfo
- diserbo: lavorazione meccanica/manuale
- lieviti: fermentazione spontanea, selezionati industriali
- uve 100% di proprietà
- certificazione: biologico certificato
- Premi Slow Wine: Chiocciola; Vino Slow al Pecorino Supergiulia 2019. Interpretazione impeccabile del Pecorino, che ci delizia con eleganti sentori agrumati e balsamici. Il sorso, limonoso e sapido, ha un corpo pieno e polposo che si erge a protagonista nel lungo finale di bocca.
Potrete assaggiare i vini di Cataldi Madonna a Slow Wine Fair 2023 e scoprire le gioie del Pecorino, del Trebbiano e del Montepulciano biologici prodotti all’ombra degli Appennini. Come conclude Giulia: «La filosofia di Slow Wine è molto in linea con la nostra. Siamo una cantina popolare, nel senso che facciamo vino prima di tutto per la nostra comunità, per le persone del nostro territorio. Almeno dove siamo noi, in una terra così vocata alla viticoltura, tutti devono poter bere del buon vino. L’accesso al vino slow dovrebbe essere un diritto, non un privilegio!».
di Jack Coulton, info.eventi@slowfood.it
Slow Wine Fair è la manifestazione internazionale dedicata al vino buono, pulito e giusto. Dal 26 al 28 febbraio 2023, convegni, masterclass, e l’esposizione di centinaia di cantine italiane e internazionali e oltre 3.000 etichette. La biglietteria sarà disponibile online a fine novembre. Iscriviti alla newsletter per essere aggiornato su tutte le novità. #SlowWineFair2023
Tutte le foto sono a gentile concessione di Cataldi Madonna