Etica ed estetica del lavoro quotidiano: Olianas

17 Novembre 2023

«Vogliamo restituire l’agricoltura alla natura. La terra non è moltiplicabile, riproducibile, è unica. La terra ci nutre, la terra è vita». Stefano Casadei è figlio della cultura contadina toscana, una formazione che l’ha portato oggi a vivere la sua idea di agricoltura e produzione vinicola in nel Sarcidano, nel Chianti e nell’alta Maremma. Nel Sarcidano, in Sardegna, il progetto Casadei si chiama Olianas.

Continua Stefano: «Volevo avviare un progetto di valorizzazione di vitigni autoctoni. E in questa area della Sardegna ho trovato il terreno e il clima ideale per realizzare il mio progetto. Che ha avuto vita anche grazie a una grande amicizia, quella con la famiglia Olianas di Gergei (Su), che ci ha creduto e messo in comune i terreni di famiglia».

Olianas e la pratica del biointegrale

Olianas

Siamo nel centro dell’isola: il Sarcidano si trova tra Campidano, Marmilla e Barbagia, antiche regioni sarde che conservano la vocazione agricola e pastorale. Regioni in cui si respira la storia, e vi assicuro non è retorica. È qui che nasce e si sviluppa l’idea di agricoltura biointegrale della famiglia Casadei. A Stefano Casadei abbiamo chiesto di raccontarci questa filosofia di produzione, di lavoro e, in fondo, di vita.

Fare agricoltura per la famiglia Casadei è un modo di avvicinarsi alla natura. Prendersene cura, accompagnarla, valorizzarne i frutti senza dominarla. Un modo di lavorare che ha portato alla messa a punto di un decalogo, un disciplinare per le aziende di famiglia: il Biontegrale. Ci racconta di che cosa si tratta?

Il Biointegrale racchiude la filosofia della mia famiglia che oggi ha l’onere e l’onore di gestire diverse aziende. Tutte accomunate dalla stessa filosofia: ricercare la sostenibilità ambientale e sociale. E naturalmente la gradevolezza: vogliamo proporre un prodotto che sia buono e sostenibile.

Il Biointegrale è diventato un acceleratore di coscienza che ha sostituito il pensiero dell’uomo dominante con la filosofia dell’accoglienza, dell’accompagnamento e del rispetto. Non solo nella produzione agricola, ma anche nei confronti del territorio e del paesaggio, delle persone che lavorano nell’azienda. Per questo abbiamo scelto la biodinamica, che ci avvicina al concetto di rispetto e di tutela del suolo. Viviamo l’azienda come un organismo con l’uomo che si mette al centro in funzione dell’armonia delle parti. Abbiamo dimostrato che si può fare. Non è solo un sogno.

La sostenibilità ambientale e sociale è dunque tra gli obiettivi di Olianas. Ma sappiamo che nessuna azienda si regge senza una sostenibilità economica.

La sfida è proprio questa: riuscire a raggiungere questo difficile equilibrio. Ma l’abbiamo sperimentato tutti: ciò che ci dà più soddisfazione è proprio ciò per cui necessitiamo di più tempo e fatica. Noi siamo partiti dalla sostenibilità ambientale. A cascata è arrivato il resto.

La biodinamica come guida al massimo rispetto per la terra

Il mercato in questo momento premia queste scelte?

Sì, assolutamente il mercato premia queste scelte. In particolare il mercato statunitense: gli Stati Uniti rimangono un riferimento, soprattutto se pensiamo alla California e all’Oregon dove esiste una dinamica fortemente improntata su questo modello etico ed economico. Io credo che le piccole e medie imprese non abbiano alternative: non si combatte contro i colossi, ma si propone un prodotto con un’anima, con una storia vera.

Eppure c’è chi non crede o mette in dubbio la veridicità del biologico (quante volte si sente la frase «Il biologico non esiste») o addirittura si accusa la biodinamica di essere una forma di stregoneria. Tanto che oggi la legge sul biologico si è arenata proprio sulla presenza della biodinamica nel testo.  

Abbiamo davanti un percorso lungo: finché la biodinamica era appannaggio di un piccolo gruppo non dava fastidio a nessuno. È una scelta che presuppone un certo tipo di mentalità, difficile da applicare ai giganti. Ed ecco che le multinazionali perdono business e vanno a bussare in Parlamento.

Quello che possiamo fare è dimostrare con i fatti che si sbagliano. Noi adottiamo la biodinamica perché ci guida al massimo rispetto della terra, dell’ecosistema, del territorio e dei lavoratori. La biodinamica mantiene il terreno vivo, privilegia la biodiversità. Per me è il modello di produzione che può farci raggiungere gli obiettivi che si siamo dati: aumentare la vitalità della terra, rispettare materia prima, usare solo lieviti indigeni, lavorare con gli animali – aspetto per noi fondamentale perché impone di vivere l’azienda tutti i giorni. Questi sono fatti: come si fa a dire che sono fandonie? Ci viene il dubbio che ci siano altri interessi, tra cui utilizzare prodotti chimici, risparmiare sull’investimento.

Olianas in breve

  • Olianas in breve
  • ettari 23 – bottiglie 180.000
  • fertilizzanti: nessun concime
  • fitofarmaci: rame, zolfo
  • diserbo: lavorazione meccanica/manuale
  • lieviti: fermentazione spontanea
  • uve: 100% di proprietà
  • certificazioni: biologico certificato, biodinamico certificato
  • Premi Slow Wine: Vino Top e Vino Slow al Cannonau di Sardegna Le anfore 2021. Con la sua anima luminosa e floreale, e il passo agile e leggiadro ma leggero e saporito, questo Cannonau ha un’andatura quasi borgognona. Bere per crederci.

Identità isolana

La Sardegna vive le sue difficoltà storiche e morfologiche. Per non parlare delle scelte politiche che in passato hanno spinto per un’economia di tipo industriale e hanno portato all’abbandono della sua anima agropastorale. Oggi, l’isola è alla ricerca di una sua identità dal punto di vista economico con il desiderio di rivolgersi a chi non si ferma sulla costa. La viticoltura può essere il volano per l’economia isolana. Penso per esempio a quello che sta succedendo a Mamoiada. È d’accordo?

L’isola è magnifica, e va rispettata. Non parlo solo di paesaggi stupendi che spaziano dalla montagna al mare, ma anche di tipi di terreno geologicamente diversi, i migliori per fare grandi vini: vulcanici, granitici, argillosi, calcarei. C’è tutto il necessario. Quello che c’è da fare insieme ai sardi è provare a essere più collaborativi. Vedo un tessuto imprenditoriale che tende a voler raggiungere risultati troppo velocemente.

E invece dobbiamo lavorare non per avere i risultati noi oggi, ma per i nostri nipoti domani. La Sardegna ha una grande identità e grandi prodotti. Per questo suggerisco, in tutti i settori, di fare squadra, di aprire le porte e abbattere i campanilismi. Di accogliere chi porta nuove idee. In questo modo credo che le grandi potenzialità dell’isola possano realizzarsi. Bisogna cercare di fare questo passo, in questa direzione, curare l’etica e l’estetica del nostro modo di lavorare quotidiano, sono le due cose che riempiono i nostri occhi e la nostra salute.

Parliamo anche di vino! Il risultato del vostro lavoro sono vini freschi, eleganti. Dalla ottima beva: buona acidità, alcol controllato. E in effetti quello delle gradazioni è un limite che molti vigneron sardi si trovano a dover fronteggiare. Voi come vi comportate?

Cerchiamo di controllare l’eccesso raccogliendo il 20% – 30% dell’uva dei nostri blend 15 giorni prima del punto ottimale. In questo modo abbiamo una gradazione più controllata e maggiore acidità. Proponiamo tutti vini di uve autoctone: il Cannonau lo lavoriamo in diversi modi, si adatta a più processi di lavorazione, dal rosé al vino più semplice da bere, fino alle riserve. Ne proponiamo anche uno affinato terracotta, del progetto Le Anfore di Elena Casadei, mia figlia.

di Michela Marchi, info.eventi@slowfood.it

Organizzata da BolognaFiere e Sana da un’idea di Slow Food, Slow Wine Fair è la manifestazione internazionale dedicata al vino buono, pulito e giusto. Dal 25 al 27 febbraio 2024, convegni, masterclass, e l’esposizione di circa 1000 cantine italiane e internazionali e oltre 5.000 etichette. #SlowWineFair2024

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