«I Mandorli sono, prima di tutto, un progetto agricolo, di tutela di un territorio di cui ci prendiamo cura». Maddalena Pasquetti ha un padre sognatore. O per lo meno così mi immagino chi si innamora di un luogo e decide di prendersene cura.
È il 2002 quando Massimo Pasquetti, prova a realizzare quel desiderio e decide di prendersi cura di un pezzetto di creato tra le colline e il mare. «Alla ricerca di un oliveto, siamo arrivati su un crinale sopra Suvereto in località Belvedere. Da quel crinale, guardando il mare si vede l’Elba, Montecristo è davanti agli occhi. Intorno la macchia senza alcun segno di contaminazione antropica per quanto spaziava la vista» un colpo di fulmine diventato progetto di vita. I Mandorli, appunto.
Siamo riconoscenti alla terra
«Sin da subito abbiamo scelto tecniche di coltivazione che ci permettessero di pesare il meno possibile sull’ecosistema. Sembra banale dirlo, ma non dimentichiamo che l’atto agricolo è un atto di forza e dove oggi abbiamo le vigne c’era macchia mediterranea. Quindi sposare un’agricoltura attenta e rispettosa, supportato dalla biodinamica, integrata con altre tecniche agroecologiche, è il nostro modo per essere riconoscenti alla terra per quanto ci dà. L’impatto umano è traumatico per la terra, pensate a quando si passa con il trattore. Noi ci sentiamo in dovere di fare il possibile per rispettarla, adottando tecniche ci permettano di prendercene cura. Che poi questa terra non è nostra, la terra è di tutti.»
Ed è con questo impegno, vero manifesto dell’agricoltura ecologica, che Maddalena porta avanti il suo progetto agricolo: «Ho iniziato a occuparmi a tempo pieno dell’azienda nel 2010, prima facevo l’insegnante elementare. Inizialmente ci ha supportato Andrea Bargiacchi. Da lui abbiamo imparato un metodo che abbiamo fatto nostro. Ma la biodinamica, come altre pratiche agroecologiche, non si applica come un ricettario. Insegna soprattutto ad ascoltare la vigna, a rispettare la pianta, e il suolo».
Che cosa vuol dire biodinamica, in campo

Il dibattito sulla biodinamica in Italia è in questo momento più vivo che mai, credo che Maddalena ben spieghi che cosa la differenzi: «La grande cura che ci si mette. Facciamo l’esempio della pasta tronchi, un preparato di letame, cenere, propoli, equiseto, argento con il letame, farina di basalto, achillea, camomilla, valeriana, tarassaco e ortica. Ma, al di là della ricchezza del preparato, quello che secondo me è fondamentale è il senso di cura enorme che si pone verso la pianta. Si leva la corteccia morta, si rifinisce il tronco, e si nutre con una pasta che rinvigorisce. Pianta per pianta, vengono massaggiate, pulite, guardate curate. Sento di fare del bene e sento che come in tutte le cose la formula universale è il prendersi cura».
Il mio personalissimo suggerimento, anzi di tutta Slow Food, a chi, forse per poca conoscenza o ingenuità, ha rivolto accuse spesso eccessive ai contadini biodinamici, è di andare a trovare aziende come I Mandorli per capire davvero l’essenza di una pratica agricola che ha come primo obiettivo il preservare la fertilità del suolo. E il prendersi cura dell’ambiente.
«Poi certo, anche all’interno della biodinamica, il mio invito è a non fare le pecore. Quello che voglio dire è che non mi va l’idea di un dogma a cui attenersi a tutti i costi, per me è importante trovare il proprio modo. Credo che della biodinamica sia importante il processo di cura, avere una capacità di visione dell’insieme. Per questo credo che si possano affiancare altre tecniche ecologiche che magari rispondono alle esigenze della vigna e alla personalità di chi coltiva».
I mandorli in breve
- Ettari 6 – Bottiglie 18.000
- Fertilizzanti: humus, preparati biodinamici, sovescio
- Fitofarmaci: rame, zolfo, organici
- Diserbo: lavorazione meccanica / manuale
- Lieviti: fermentazione spontanea
- Uve: 100% di proprietà
- Certificazione: biologico certificato
- Premi Slow Wine: Chiocciola. Un luogo in grado di esercitare un’enorme forza seduttiva. Così è stato per Maddalena Pasquetti. Da questa seduzione è nata un’esperienza nuova, dove il rispetto degli equilibri ambientali ha condotto a vini di disarmante naturalezza. Vino Top e Vino Slow al Sangiovese 2020. Acido, guizzante, profilatissimo e tipicamente varietale, non fa sentire il peso alcolico e ha una salinità infiltrante.
L’agricoltore è un paesaggista

In particolare, sul rapporto con il paesaggio dove Maddalena centra in pieno uno dei temi del Manifesto per il vino buono, pulito e giusto: la tutela del paesaggio: «Chi fa agricoltura ha un ruolo fondamentale legato al paesaggio. Penso ai Mandorli: prima del nostro progetto c’erano terreni incolti, macchia mediterranea. Ora c’è un terreno di cui ci prendiamo cura. Il primo cambiamento in agricoltura è proprio quello che facciamo sul paesaggio. L’agricoltore ha più ruoli, uno di questi è il paesaggista. La responsabilità dell’agricoltore non riugarda quindi solo la tutela del territorio, ma anche appunto del paesaggio. Nel bene e nel male. Basta guardare le grandi zone vitivinicole come sono cambiate. Personalmente l’equilibrio con il paesaggio circostante, non posso negare che l’impatto ci sia, ma cerco sempre di creare un ecosistema».
di Michela Marchi, info.eventi@slowinefair.it