Se il nome di Tufo si identificava un tempo con le attività delle miniere di zolfo, che caratterizzarono l’economia locale dal 1866 fino agli anni Sessanta1, oggi il nome di questo comune dell’Avellinese è prevalentemente – o esclusivamente – associato all’attività vitivinicola.
La storia della famiglia Muto, alla guida di Cantine dell’Angelo, è emblematica di questo percorso, ben sintetizzato nell’etichetta Greco di Tufo Miniere, un vino connotato da note spiccatamente minerali e di pietra focaia, assieme ai profumi di zagare e succo di limone. A parlarmene è Angelo Muto, alla guida della cantina insieme alla moglie Franca Troisi: «I miei nonni erano entrambi minatori presso la miniera di zolfo, ma questa attività da sola non bastava al sostentamento della famiglia. Quando la quantità di zolfo sprigionata in conseguenza del brillamento delle mine era troppo consistente, capitava che i minatori dovessero trascorrere anche intere settimane senza andare al lavoro. Quindi l’attività agricola costituiva un’importante integrazione del reddito, garantendo a una famiglia numerosa qual era la nostra tutto il necessario per il proprio fabbisogno».
Greco e Coda di volpe

La coltivazione delle uve affiancava altre colture e, accanto al più famoso greco – che ebbe un vero e proprio boom negli anni Novanta, c’era anche la coda di volpe, un’antica un’antica varietà a bacca bianca caratteristica della Campania, della quale esistono precisi riferimenti storici fin dall’epoca dell’antica Roma. La famiglia Muto continua oggi a coltivare entrambe le varietà. Se la cosa è completamente ovvia per il greco, che è l’emblema del territorio, nel caso della coda di volpe è tutt’altro che scontata.
Mi dice Angelo: «A Tufo siamo gli unici a coltivare ancora questo vitigno leggero, morbido, meno strutturato rispetto al greco. Non solo. Se nel disciplinare del Greco di Tufo è ammesso un taglio fino al 15% con le uve coda di volpe, noi questo vitigno lo proponiamo in purezza, perché pensiamo che sia un modo di affermare l’identità del territorio, oltre che di non dimenticare le radici di famiglia». Non a caso, il Coda di volpe dell’azienda è intitolato proprio al nonno di Angelo, che lo coltivava insieme al greco, ed è un vino insieme fresco e sapido, con profumi di fiori e note agrumate.
Grazie, nonno!

Nel suo rendere omaggio al nonno minatore e viticoltore, c’è anche un senso di profonda gratitudine per i preziosi insegnamenti ricevuti. «Quello che mi ha trasmesso mio nonno mi è stato indispensabile per individuare il mio percorso. Per anni, mi ha fatto fare esperienze in modo graduale, affinché fossi perfettamente in grado di apprendere i diversi passaggi e le diverse operazioni del lavoro agricolo».
Tra gli insegnamenti più preziosi, oltre alle molte pratiche di vitivinicoltura naturale che ancora oggi Angelo adotta in vigna, anche alcune indicazioni più “filosofiche”. «Nonno sosteneva che, se si vuole vivere di sola agricoltura non si può fare affidamento su un’unica coltura né su un solo appezzamento. Diversificare permette infatti di essere più resilienti, più pronti ad affrontare i problemi».
Deviando dalla tradizione di famiglia, che le uve le produceva per conferirle a terzi, Angelo ha deciso di vinificare in proprio a partire dal 2006. I suoi 6,5 ettari di vigneto si trovano su due appezzamenti, in parte a Campanaro e in parte a Torrefavale. Il vigneto di Campanaro è situato proprio sopra le antiche miniere di zolfo della Polveriera, e di conseguenza i vini che se ne ricavano sono caratterizzati dalla spiccata mineralità.
Il vigneto di Torrefavale è, per quanti hanno avuto la fortuna e il privilegio di raggiungerlo, la parte più avventurosa ed eroica dell’azienda. Mi dice Angelo: «Arrivare a Torrefavale è un vero e proprio viaggio. Al vigneto ci si può arrivare in jeep, a piedi o col trattore». Il Greco di Tufo che trae origine da questo vigneto è vino Slow per la guida Slow Wine.
Cantine dell’Angelo in breve
- Ettari 6,5 – Bottiglie 22.000
- Fertilizzanti: sovescio
- Fitofarmaci: rame, zolfo
- Diserbo: lavorazione meccanica/manuale
- Lieviti: fermentazione spontanea
- Uve: 100% di proprietà
- Certificazione: nessuna certificazione
- Premi Slow Wine: Chiocciola. La passione instancabile. L’amore e il rispetto profondo per la terra, la capacità di ascolto e di interpretazione di Angelo Muto si traducono in vini di forte aderenza territoriale e riconoscibilità. Vino Top e Vino Slow al Greco di Tufo Torrefavale Ris. 2021. Il naso è ampio con note terrose e di piccoli frutti rossi, sentori di mela cotogna e bucce di agrumi. La bocca è spessa e sapida, e chiude con un allungo impressionante di frutta candita.
Cantine dell’Angelo: l’amore per il territorio, il rispetto per la terra

Da Cantine dell’Angelo, il lavoro condotto tanto in vigna quanto in cantina – sotto la guida dell’enologo Luigi Sarno – è ispirato alla massima naturalità. «Il mio modo di fare viticoltura è ispirato da un sentimento di amore. Un amore per il processo di produzione naturale e per le nostre viti che mi è stato trasmesso dai nonni. Le viti sono esseri viventi, e il nostro lavoro consiste anzitutto nel comprenderne le necessità e nell’intervenire in modo puntuale laddove sono i problemi. Le dimensioni aziendali ci consentono inoltre di mantenere il pieno controllo delle nostre vigne, monitorandole con la maggiore attenzione possibile».
Questo è vero a maggior ragione negli ultimi anni, da quando cioè la crisi climatica impone una maggior capacità di osservazione e di adattamento alla situazione. «Capire, studiare, osservare sono tutte azioni fondamentali per il processo di produzione naturale, per il quale lavoriamo insieme alle vigne, le accompagniamo senza forzarle, per ricavarne il risultato migliore in termini quantitativi».
E le vigne, per parte loro, a questo approccio produttivo stanno dando pienamente ragione.
di Silvia Ceriani, info.eventi@slowfood.it
Organizzata da BolognaFiere e Sana da un’idea di Slow Food, Slow Wine Fair è la manifestazione internazionale dedicata al vino buono, pulito e giusto. Dal 25 al 27 febbraio 2024, convegni, masterclass, e l’esposizione di circa 1000 cantine italiane e internazionali e oltre 5.000 etichette. La biglietteria sarà disponibile online a fine novembre. Iscriviti alla newsletter per essere aggiornato su tutte le novità. #SlowWineFair2024
Note.
1. A Tufo, le miniere sono rimaste attive fino agli inizi degli anni Sessanta e l’estrazione è continuata fino al 1972, mentre la liquidazione definitiva della società si ebbe nel 1992. La presenza e la disponibilità dello zolfo giovò all’esplosione della coltivazione della vite in tutta l’Irpinia, dando origine alla cosiddetta tecnica della zolfatura che permette di proteggere i grappoli dagli agenti patogeni esterni.