Denominazioni. Tra chi le ritiene una tutela per il consumatore e uno strumento di marketing e chi ne denuncia l’abuso, l’Unione europea propone una riforma. se n’è parlato in una conferenza online di Slow Wine Fair.
Denominazioni sì o denominazioni no? In Italia (dati aggiornati a fine 2022), il mondo del vino comprendeva 341 Doc e 78 Docg: 419 denominazioni complessive. Tante, secondo qualcuno troppe.
La pensa così, ad esempio, il professor Alberto Grandi, docente all’università di Parma tra i relatori della conferenza online intitolata Le denominazioni, bene comune? Una visione europea.
Denominazioni, tra successi e problemi
«Parlando di denominazioni in generale, e non soltanto di vino, penso che alcune siano sensate e abbiano avuto successo clamoroso – ha detto Grandi –. Ma in altri casi, soprattutto in Italia, le denominazioni hanno perso lo scopo originario e sono diventate un punto di arrivo di un processo con il solo obiettivo di soddisfare un orgoglio locale, di piantare una bandierina politica».
«Senza le denominazioni d’origine, la viticoltura europea così come la conosciamo non esisterebbe – ha spiegato Matilde Poggi, viticoltrice e presidente della Confederazione europea dei viticoltori indipendenti (Cevi) –. Quello delle denominazioni è un sistema virtuoso, di cui fanno parte due terzi dei vini europei. Vini che, sul mercato, spuntano un prezzo doppio rispetto a quelli generici, che non rientrano in denominazioni».
Un volano per la crescita dei vini europei oltreoceano
Vantaggi sul mercato confermati da Iacopo Di Teodoro, distributore di vini negli Stati Uniti, secondo cui le denominazioni hanno contribuito in maniera significativa ad accrescere l’interesse e l’attrattività dei vini europei oltreoceano: «Vivo qua da 17 anni e ho assistito alla crescita culturale nel settore vinicolo. Ma oltre ad aver aperto il mercato, il lavoro fatto sulle Doc e le Docg è stato importante anche sul piano della coscienza e della conoscenza del prodotto a livello mondiale. Per questa ragione, credo che oggi occorra tutelare e rafforzare le denominazioni e l’identità territoriale, altrimenti rischiamo di perdere le nuove generazioni», le fasce di consumatori più giovani che spesso, oggi, vengono colpiti (e convinti nelle scelte d’acquisto) da pubblicità aggressive e coinvolgenti più che dalle qualità intrinseche delle bottiglie e dei territori di cui sono espressione.
La revisione del sistema delle indicazioni geografiche
Proprio per rafforzare le denominazioni e le indicazioni geografiche, a livello comunitario è in discussione una revisione del sistema delle indicazioni geografiche di vini, bevande spiritose e prodotti agricoli che intende semplificare il processo di candidatura, favorendo l’ulteriore diffusione delle indicazioni geografiche, e uniformare le regole. Una proposta, spiega Valérie Dufour, membro della Direzione generale dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale della Commissione europea, che si basa sulla volontà di promuovere le economie rurali fondate sulle produzioni tutelate dalle indicazioni geografiche e che guarda con attenzione alla loro sostenibilità.
di Marco Gritti, info.eventi@slowfood.it