Oggi ci dirigiamo verso la Sicilia occidentale, nella valle del Belice, una terra ricca di prelibatezze: dai formaggi Dop alle cultivar di olive, fino a una razza ovina autoctona.
E, con la cantina Possente, la zona vanta anche un fiore all’occhiello della viticoltura biologica.
Possente è gestita da tre fratelli – Antonio, Maria e Stefania – dalla loro cantina di Salaparuta con vigneti locali e altri più lontani, ad Alcamo. Fondata nel 1982 dal padre, continua il suo lavoro basato su un semplice principio: curare la terra, ascoltarla, per tradurla in vini che ne rispecchino la bellezza.
Abbiamo parlato con Maria Possente delle sfide e dei successi della viticoltura in questo angolo d’Italia poco conosciuto.
Iniziamo con una breve descrizione della geografia e della geologia del vostro territorio.
Ci troviamo tra i 250 ei 400 di altitudine, in un territorio prettamente collinare e abbastanza ventilato. La ventilazione e la biodiversità sono ciò che maggiormente favoriscono un minore attacco dei patogeni nei mesi piu’ umidi. I suoli, sebbene la distanza, circa 50 km dal mare, sono di origine marina, infatti spesso troviamo delle conchiglie fossili, sono diversi a seconda della parcella in cui ci troviamo. Infatti danno vini dalle caratteristiche diverse ed ovviamente le nostre scelte dipendono proprio da questo.
Il Kima, fatto con il cataratto, proviene dalla vigna di Contrada Pergole, da un suolo più calcareo che dà fraschezza e sapitidà. Un’altra parcella assolutamente diversa è quella del grillo, che coltiviamo su un suolo più ricco di limo e argilla. Il vino prodotto qui ha più corpo. Secondo la nostra esperienza, abbiamo più terreni vocati alla produzione di vini bianchi ma siamo soddisfatti dei risultati anche dove abbiamo continuato a coltivare il syrah e il nero d’Avola.

Come si è sviluppata l’azienda dai tempi di suo padre ai suoi? Come è avvenuto il “passaggio di consegne”?
Viticoltore da sempre, figlio della cultura dei vignaioli dell’Alcamo Doc, nel 1982 nostro padre, che prima coltivava vigneti come mezzadro e vinificava nel proprio garage, si mise in proprio acquistando la prima Vigna a Salaparuta in Contrada Costa di Vigna. Iniziammo da subito con la coltivazione in biologico, concimando con il letame e ricorrendo solo allo zolfo e rame per gli attacchi di oidio e peronospera. Tutti e tre i figli siamo cresciuti aiutando nostro padre nei campi e apprendendo inconsapevolmente i saperi che a sua volta gli erano stati trasmessi dai nostri nonni.
Antonio ha studiato agronomia ed è sempre stato al suo fianco nella coltivazione della vigna ma anche nelle altre colture: uliveto, grano, meloni, carciofi, alberi da frutto… Come in ogni famiglia contadina esiste tutt’oggi l’orto per il fabbisogno familiare. Il passaggio è stato il frutto dell’amore che è riuscito a trasmetterci per il lavoro che tutt’oggi fa. Proviamo tanto orgoglio e ci riteniamo fortunati nel coltivare la terra che ci dà tanto anche in termini di umanità, sensibilità e approccio alla vita.
L’azienda Possente
- 37 ettari, 80.000 bottiglie
- Fertilizzanti: letame
- Fitofarmaci: rame, zolfo
- Diserbo: meccanico / manuale
- Fermentazione: spontanea
- Uve: 100% di proprietà
- Premio Slow Wine 2023: Top Wine per Sicilia Acini di Grillo 2021. I lieviti accentuano il sapore di agrumi e finocchio selvatico. In bocca è succoso, con un frutto lungo e una preziosa componente sapida.
Può raccontarci qualcosa in più della biodiversità dell’area?
Macchia mediterranea, finocchietto selvatico, sommacco, acetosella gialla… Tutte quelle erbe spontanee che incontriamo nelle nostre passeggiate e spesso cerchiamo di farle conoscere anche nei piatti che proponiamo in degustazione in abbinamento ai vini e all’olio. Abbiamo più oliveti sia su Alcamo che su Salaparuta. Nella parcella del Grillo si trovano alberi secolari di nocellara del Belìce, mentre su Alcamo abbiamo olive cerasuola con una piccola percentuale di biancolilla e nocellara.
Avete progetti specifici per incrementare la vostra sostenibilità?
Abbiamo un frantoio, a cui ci siamo appassionati negli anni sull’estrazione. Metodi, tempi, cultivar e zone danno veramente tanto spazio a interessanti esperimenti. Basso impatto ambientale e sostenibilità vuol dire anche riutilizzo degli scarti. Quindi: foglie come ammendante e nocciolino di sansa per il riscaldamento. Stiamo cercando di farci promotori insieme ad altri colleghi e amici produttori di un riutilizzo più remunerativo delle acque di vegetazione.

Che relazioni avete con gli altri produttori dell’area?
Sono figlia di un agricoltore che è stato tra i pionieri nello sviluppo dell’agricoltura locale insieme ad altri suoi coetanei. Noi figli non potevamo certo tirarci indietro. Abbiamo ottimi rapporti con tutti i viticoltori della zona, con i quali spesso ci confrontiamo sulle scelte agronomiche o creiamo gruppi di acquisto per il fabbisogno comune per ottimizzare sui costi di trasporto e l’impatto ambientale che ne consegue.
Con il frantoio, dove lavoriamo anche le olive di altri produttori, abbiamo cominciato diversi anni fa un percorso di valorizzazione delle cultivar e dei prodotti certificati a Dop e Igp, dando una valorizzazione economica al prodotto finale che ha consentito un notevole incremento nella zona della coltivazione dell’olivo.
Si creano le condizioni perché cresca la bellezza, potremmo dire.
E per ripristinare le bellezze naturali del territorio, laddove possibile. In qualità di presidente dell’enoteca regionale, che promuove i vini della Sicilia occidentale, il mio compito è spesso quello di valutare le sfide che ci accomunano tutti in questo territorio, e di metterci insieme per affrontarle. L’anno scorso, nel 2022, questo ha significato riunirsi in gruppi per raccogliere i rifiuti che purtroppo vengono spesso abbandonati ai bordi delle strade nelle nostre meravigliose campagne. È difficile cambiare il mondo, ma quando si agisce in gruppo, obiettivi sempre più grandi diventano raggiungibili! La nostra esistenza su questo pianeta dipende da questo.
E a questo possiamo senz’altro brindare.
di Jack Coulton, info.eventi@slowfood.it