Immaginate una tenuta immersa nel cuore verde dell’Umbria. Immaginate una casa elegante, con tutto il fascino che le antiche dimore sanno esprimere. Circondatela di alte piante, e immergetela in un anfiteatro di viti e olivi affacciato su dolci colline e da cui si scorgono, più lontane, le montagne. Benvenuti ad Antonelli San Marco, azienda umbra specializzata nella produzione di vino e di olio, entrambi biologici, ma anche di molti altri prodotti.
Sì, perché qui la voglia di fare non difetta di certo. E dunque ecco che si producono anche salumi da suini allevati allo stato semi brado tra le querce secolari, e poi ancora legumi, pasta di farro, confetture e grappe.
E non è ancora finita. Vicino alla casa padronale, Antonelli San Marco offre ospitalità agrituristica nel Casale Satriano, propone degustazioni guidate e lezioni di cucina umbra, oltre ad altre interessanti attività, come la cerca del tartufo. Insomma, un ricco ventaglio di proposte che ne fa un’azienda dinamica e contemporanea. Anche instancabile, ci sembra di intuire!
Una storia antica e la svolta del bio

La storia della famiglia Antonelli si lega a quella della tenuta nel 1881, quando questa fu messa all’asta. «È da allora che iniziamo il cammino per farne un’azienda modello, un cammino in continuo divenire». A parlare è Filippo Antonelli, una laurea in Scienze agrarie e una carica ricoperta per lungo tempo come Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco. «Crediamo che la nostra sia un’azienda modello per lo spazio che diamo alla biodiversità. Ai vigneti destiniamo gli appezzamenti migliori, coltivati a sagrantino, grechetto, sangiovese e trebbiano spoletino. Nei terreni più alti e ricchi di scheletro, particolarmente vocati per gli olivi, si trovano i nostri alberi di cultivar moraiolo, frantoio e leccino. Poi ci sono i seminativi, e quindi i boschi di querce».
Un eden di 190 ettari, interamente coltivato in regime biologico. Mi dice Filippo: «L’olio biologico lo facevamo da tempo, nei vigneti abbiamo avviato la conversione, e siamo certificati bio dal 2012 anche grazie alla consulenza di Ruggero Mazzilli. Questa scelta è motivata volontà di perseguire l’obiettivo della qualità totale, intesa non solo come salubrità del prodotto e rispetto dell’ambiente, ma anche come valorizzazione della espressività territoriale della nostra produzione. Il bio è per noi fondamentale per raggiungere l’obiettivo del buono, che noi intendiamo come il vino migliore possibile, non solo dal punto di vista organolettico, ma anche in quanto prodotto sano. Ed è importante anche dal punto di vista del pulito, perché col biologico ci si approccia in modo rispettoso nei confronti dell’ambiente e del suolo».
E il giusto? Qui il biologico non c’entra, entra in campo l’etica aziendale, che Filippo Antonelli riassume così: «Giusto è lavorare bene anche per il benessere di quanti operano nella nostra azienda, e anche dei nostri fornitori».
L’azienda Antonelli San Marco
- ettari 54, bottiglie 350.000
- Fertilizzanti: compost, letame in pellet, sovescio
- Fitofarmaci: rame, zolfo
- Diserbo: lavorazione meccanica / manuale
- Lieviti: fermentazione spontanea, selezionati industriali
- Uve: 100% di proprietà
- Certificazione: biologico certificato
- Premi Slow Wine: Chiocciola all’azienda. Filippo Antonelli è l’anima dinamica dell ’impresa di famiglia, una real tà che negli anni ha saputo scrivere pagine memorabili del vino umbro.
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Orgoglio Sagrantino

Non solo biologico. Un altro dei motivi d’orgoglio aziendale è l’avere dato dalla valorizzazione dei vitigni locali. «Innanzitutto, il sagrantino vitigno autoctono di Montefalco, sul quale stiamo operando un’attenta opera di zonazione, per esaltarne al meglio le sottili prospettive determinate dalle annate e dalle posizioni dei vigneti. Non solo con i due cru “Chiusa di Pannone” e “Molino dell’Attone”, ma anche con il classico Montefalco Sagrantino Docg, per il quale scegliamo attentamente di anno in anno le migliori parcelle dei nostri vigneti. Un lavoro analogo lo stiamo operando con il trebbiano spoletino, vitigno parzialmente dimenticato fino alla sua recente riscoperta, che finalmente ha dato alla nostra zona di produzione la possibilità di produrre anche vini bianchi dalla lunga e interessante prospettiva. Il nostro Anteprima Tonda è un trebbiano spoletino in purezza, con cui abbiamo per la prima volta testato anfore di ceramica e di terracotta».
L’insieme delle uve non finisce qui: tra i vitigni a bacca rossa citiamo il sangiovese, per i bianchi il grechetto. Completano l’insieme dei vitigni a bacca rossa il Sangiovese e altri tipici del centro Italia, importanti per l’uvaggio del Montefalco Rosso doc della versione Riserva, e il Grechetto per quanto riguarda i bianchi.
Una scelta che sta premiando l’azienda anche sul mercato estero. «Il nostro mercato è diversificato: il 35% dei vini viene venduto in Umbria, il 15% in tutta Italia, in cantina, ai privati, vendiamo il 20%, mentre il 30% è destinato al mercato estero. Stiamo lavorando per incrementare questa parte, che vorremmo portare al 50%».
Dalla vite alla bottiglia

Alle uve è dedicata pari attenzione in vigna, destinando cure e attenzioni a ogni singolo vigneto, e in cantina, anche grazie a un’attenta progettazione della struttura. «La cantina si trova sottoterra, sotto la casa padronale. L’abbiamo progettata per limitare al massimo l’impatto ambientale e anche per sviluppare la vinificazione per caduta. La vinificazione e la svinatura avvengono per gravità, cioè senza l’uso di pompe che danneggerebbero l’integrità delle bucce, accorgimento qualitativo che avvantaggia soprattutto le uve del sagrantino caratterizzate dalla grande ricchezza polifenolica. Anche nel lavoro in cantina ci piace sperimentare, e non fermarci mai! Abbiamo da poco ultimato un ampliamento per l’appassimento del sagrantino… Non ci piace abbassare la guardia!».
Il clima che cambia
Doveroso, anche nel caso di Antonelli San Marco, uno scambio di battute sul cambiamento climatico, che anche in Umbria fa sentire i suoi effetti. Mi dice Filippo Antonelli: «Impossibile non registrare un cambiamento profondo. Le annate particolarmente calde e siccitose sono sempre più frequenti e un riflesso immediato lo si riscontra in vini dalla gradazione alcolica più elevata. Il biologico ci aiuta a resistere, così come ci aiutano le cure e le attenzioni che destiniamo al suolo su cui crescono le nostre vigne. Come molti nostri colleghi, inoltre, stiamo cercando versanti esposti a nordest, ossia meno esposti alla veemenza del sole».
Ecco una storia dal cuore verde dell’Umbria, ricca di amore e di belle progettualità.
di Silvia Ceriani, info.eventi@slowfood.it